ABROGAZIONE VOUCHER LAVORO: LA CONTRARIETA' DI CONFARTIGIANATO

News / Ambiente, sicurezza e qualità - venerdì 24 mar 2017 | A cura dell'Ufficio Stampa


Il Consiglio dei Ministri, nei giorni scorsi, ha approvato un decreto legge che abroga gli articoli 48, 49 e 50 del Jobs Act, e conseguentemente dispone l’eliminazione totale della disciplina del Lavoro Accessorio e quindi dei cosiddetti ‘voucher’ che, solo per quelli già richiesti alla data dell’entrata in vigore del decreto legge, potranno essere utilizzati fino al 31 dicembre 2017.
 
Questa decisione del Governo apre un importante vuoto, soprattutto per famiglie e piccole imprese dell’artigianato e del commercio, e le aziende agricole, che utilizzavano correttamente i voucher per coprire improvvise assenze o picchi di attività in occasione di eventi particolari. Così come colpisce studenti o pensionati che, in queste occasioni, così come durante la vendemmia o la stagione estiva, si creavano un reddito complementare grazie ad uno strumento poco complesso e costoso dal punto di vista della burocrazia.
 
'Che nel nostro Paese - precisa Tiziano Samorè Segretario Provinciale di Confartigianato - dei voucher, in questo ultimo periodo ne sia stato fatto un uso improprio, non c’è dubbio, anche se, nell’anno di massimo utilizzo dei voucher, questi hanno rappresentato solamente lo 0,23% delle ore lavorate complessivamente. Ma sta proprio qui l’errore: abolire uno strumento utile ed efficace, significa ammettere la debolezza politica dell’apparato statale. Sarebbe stato sufficiente, stabilire regole più stringenti e metodi per verificarne l’utilizzo'.
 
Per Samorè, l’appello della Confartigianato della provincia di Ravenna è chiaro: 'Ora ci troviamo di fronte ad un vuoto normativo, e con la stagione estiva alle porte, c’è la necessità di giungere in fretta alla definizione di uno strumento agile ed economico, come gestione, alla stregua dei voucher, perché in caso contrario ad aver vinto questa battaglia meramente ideologica, saranno solo il lavoro nero, l’illegalità, oppure la decrescita che a nostro avviso non è mai felice'.
 

 


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