23° report Ufficio Studi nazionale di Confartigianato: ‘2023, eviteremo la stagflazione?’

lunedì 06 feb 2023 | A cura dell'Ufficio Stampa


Il 23° report in sintesi. 

Sul 2023 incombono le ombre della stagflazione, in cui coesistono stagnazione economica e alta inflazione. Si indebolisce la crescita delle economia avanzate con l’Italia in linea con la Francia ed il ristagno della Germania e le ultime previsioni di crescita per il nostro Paese si stabilizzano attorno a +0,5% per quest’anno. Forte frenata per gli investimenti in Italia, che per questa componente di domanda, per l’anno appena trascorso, rimane la locomotiva dell’Ue. I più recenti indicatori sono però positivi, con un calo del PIL meno severo del previsto nel IV trimestre 2022, rendendo per ora meno probabile uno scenario di recessione.

I trend del 2023 sono dominati dall’evoluzione della crisi energetica e della stretta monetaria.
Sul versante dell’energia, il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica (PUN) è in calo dopo i picchi estivi, ma resta 3,8 volte rispetto i livelli pre-crisi e concorre all’aumento della bolletta energetica che ammonta a 104 miliardi di euro, toccando il nuovo massimo storico del 5,7% PIL. Si va formando la convinzione che lo shock energetico sia permanente: si apre una era dei prezzi del gas strutturalmente più elevati, esponendo le imprese ad ulteriori problemi di competitività. A dicembre 2022 l’Italia è 1° in Ue per crescita dei prezzi dell’energia elettrica e 2° tra 36 paesi Ocse per crescita dei prezzi dell’energia. Il prezzo del petrolio in euro a gennaio 2023 si stabilizza tornando sul livello di un anno fa e risulta inferiore del 34,1% rispetto al picco di giugno 2022, ma a fine mese in Italia i prezzi dei carburanti sono in salita e permane il decoupling tra prezzo di gasolio e benzina iniziato con guerra in Ucraina.
Per quanto riguarda invece la stretta monetaria si iniziano ad apprezzare i primi effetti di una riduzione dell’inflazione che a dicembre 2022 resta alta ma beneficia del calo dei prezzi sui beni energetici: 9,2% per l’Eurozona (era 10,1% il mese prima), inferiore al 12,3% dell’Italia (12,6% il mese prima), influenzata da una più alta inflazione energetica (+65,1% vs. 25,5% Uem). All’alta inflazione, la Banca centrale europea ha risposto con un aumento di 300 punti base i tassi ufficiali luglio e febbraio 2023. Nonostante al momento non ci siano segnali di una intensa spirale tra prezzi e salari, permane il rischio di una sincronizzazione pro-ciclica con una politica fiscale ‘prudente’. I tassi praticati alle imprese stanno accelerando e solo durante la crisi del debito sovrano si registrò una crescita tendenziale dei più intensa: c’è il rischio di effetti negativi su investimenti, produttività e transizione green e digitale. Costituisce un fattore di freno alla filiera immobiliare, il settore driver della ripresa post pandemia, la salita dei tassi sui mutui per l’acquisto di abitazioni. Per quanto riguarda la dinamica dei prestiti alle imprese, continuano a crescere sostenuti dai Servizi, ma stanno rallentando a causa di minor richiesta a fine di investimento, e a seguito del più alto livello dei tassi di interesse mentre sale la domanda per finanziare scorte e capitale circolante. Cresce la difficoltà di accesso al credito e continuano a peggiorare le condizioni di offerta.

Sulle prospettive per il 2023 incombono alcuni fattori di incertezza: intensità della stretta monetaria, instabilità finanziaria, evoluzione della guerra in Ucraina, dinamica dei prezzi dell’energia, il rallentamento della Cina e i ritardi nell’attuazione del PNRR. Si riduce, ma resta alta l’incertezza delle imprese manifatturiere sull’andamento futuro dei propri affari con un quinto delle imprese esportatrici che registra scarsità di materiali, su quasi una su tre pesa l’influenza negativa di costi e/o prezzi mentre pare migliorare il problema dei tempi di consegna, complice anche il forte calo dei costi del nolo di container, l’escalation del 2021.

La produzione della manifattura registra un calo congiunturale dello 0,5% nel trimestre settembre-novembre 2022, ma cresce nei primi 11 mesi del 2022 trainata da moda, gioielleria, occhialeria e legno, settori con ampia presenza dell’artigianato che infatti riesce a crescere lievemente di più. Sempre nei primi 11 mesi del 2022, le esportazioni crescono del 20,5% in valore, ma solo dello 0,3% in volume e ciò grazie al 4,3% dei beni di consumo, ad una maggior spinta dai settori a maggior presenza di MPI e dei mercati europei nonché degli USA, terzo partner commerciale del nostro Paese.

La produzione delle costruzioni registra un aumento congiunturale dell’1,4% nel trimestre settembre-novembre 2022 continuando la salita iniziata in estate dopo la frenata in primavera 2022 influenzata da modifiche alle normative su bonus edilizia: tra agli incentivi si segnala che il Superbonus 110% a fine 2022 tocca 62,5 miliardi di euro ammessi a detrazione.

Il mercato del lavoro nonostante l’incertezza vede salire la domanda di lavoro stabile e 2 occupati permanenti su 3 sono richiesti dalle MPI ed in particolare le Costruzioni si confermano driver del recupero post-pandemia. Le previsioni sulle entrate di lavoratori nelle imprese crescono nel I trimestre 2023 trainate da Manifatturiero (soprattutto Meccanica ed elettronica) e Costruzioni invertendo la tendenza del IV trimestre 2022. Resta il paradosso di rilevare che sono difficili da reperire il 45,6% delle entrate previste a gennaio 2023, quota che sale a 55,8% per gli operai specializzati e conduttori impianti con particolare difficoltà per Edilizia, ambito meccanico, Legno e Moda.
Vivace la ripresa del turismo con le presenze in crescita sostenuta grazie soprattutto agli stranieri, ma con un ritardo sul pre-crisi che fu particolarmente pesante per il comparto.

La nati-mortalità di impresa nel 2022 mostra un saldo positivo di 48mila imprese soprattutto grazie a Costruzioni e Mezzogiorno.
Sul fronte dei prezzi alla produzione “no energy” a dicembre 2022 continuano a rallentare la crescita restando sul +10% e fanno registrare il primo calo congiunturale da metà 2020; i prezzi dei prodotti manufatti per l’edilizia seguono gli stessi trend anche se la crescita resta più alta sia nel mese che l’anno. Anche i prezzi alla produzione di energia elettrica e gas rallentano ma la crescita resta tumultuosa soprattutto per colpa del gas.

La politica fiscale vede una manovra sul 2023 espansiva ma incentrata sul contrasto al caro energia, mentre lo sforzo fiscale rimane elevato con il ritorno nel 2025 all’avanzo primario (+0,2%). Resta in riduzione il rapporto debito/PIL, che è atteso al 144,6% nel 2023. Si segnala che lo shock da pandemia sul debito ha portato in Italia ad un incremento pro capite più contenuto rispetto alla media Uem, a Francia e alla Germania.

Viene proposto un focus su riqualificazione del patrimonio edilizio ed efficienza energetica che nel 2021 ha visto una spesa privata per il rinnovo di edifici residenziali, incentivata o no, pari a ben 40,9 miliardi di euro e 51,2 miliardi da riqualificazione collegata ad incentivi. L’analisi del patrimonio immobiliare e delle scelte di tipologia di immobili degli italiani, evidenzia un maggior consumo di energia in abitazioni unifamiliari e i dati desunti dalle richieste di rilascio di attestati di prestazione energetica (APE) relativi ad abitazioni residenziali mostrano che ben tre quarti delle abitazioni sono nelle tre due classi energetiche peggiori E, F e G che saranno oggetto di miglioramento nel prossimo decennio secondo le linee della proposta di direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia.

In allegato, in formato PDF, le slides della presentazione del rapporto congiunturale.


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