FISCO SU IMMOBILI PRODUTTIVI: IN PROVINCIA DI RAVENNA SI SPENDE UN PO’ MENO DELLA MEDIA NAZIONALE MA SI DOVREBBE FARE MEGLIO

News / Ufficio sindacale - martedì 15 dic 2015 | A cura dell'Ufficio Stampa


In vista della scadenza dei pagamenti di Imu e Tasi, la Confartigianato nazionale ha ‘fotografato’ il peso della tassazione sugli immobili produttivi delle imprese. Per gli imprenditori italiani l’aliquota media, tra Imu e Tasi, è del 9,97 per mille, molto vicina a quella delle seconde case. 
 
Risultato: sugli immobili produttivi (capannoni, laboratori, strumenti di lavoro) i piccoli imprenditori italiani pagano, in media, a testa 3.357 euro l’anno. Ma a far lievitare del 27,3% questa somma è la deducibilità solo del 20% dell’IMU dal reddito d’impresa e la totale indeducibilità dalla base imponibile IRAP. Quindi, oltre ad essere tassati con un’aliquota prossima a quella delle case di lusso, sugli immobili produttivi delle piccole imprese grava una sorta di ‘tassa sulla tassa’.
 
“In provincia di Ravenna il dato è sotto la media, siamo al 9,90 per mille, e non si sono registrati aumenti di aliquota rispetto allo scorso anno - rileva Tiziano Samorè, Segretario di Confartigianato - ma considerando gli incrementi registrati nel quadriennio 2011-2014, speravamo che le Amministrazioni Locali volessero apportare qualche decremento, così come da noi più volte richiesto in questi anni”.
 
Su capannoni, officine, laboratori, sottolinea ancora una volta Confartigianato, che da anni tiene alta l'attenzione su questi temi, si concentra un prelievo fiscale troppo pesante, aggravato dalle complicazioni derivanti dalla giungla di aliquote diverse. Che fine ha fatto l’annunciata riforma della tassazione immobiliare all’insegna della semplificazione e della riduzione delle aliquote? 
 
Ma, soprattutto, la richiesta è che si metta mano immediatamente alla detassazione degli immobili produttivi (capannoni, laboratori, macchinari, attrezzature) che non possono essere considerati alla stregua delle seconde case.  Per noi i capannoni sono strumenti di lavoro, non beni di lusso!
 
Il futuro del nostro Paese è legato alla competitività delle nostre aziende in un mercato globalizzato: non può esserci sviluppo e occupazione, se non si garantisce alle aziende la possibilità di competere ad armi pari con la concorrenza.
 
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