LE PROPOSTE DI CONFARTIGIANATO PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO DI RAVENNA

News / Ufficio sindacale - martedì 13 set 2022 alle 09:23 | A cura dell'Ufficio Stampa


Confartigianato della provincia di Ravenna ha redatto un proprio documento di proposte per i Candidati al Parlamento italiano alle elezioni del prossimo 25 settembre nei collegi del nostro territorio.
Lo ha fatto, come sempre, tenendo conto delle esigenze di imprese e cittadini, nella consapevolezza che le scelte su infrastrutture, energia, ambiente ed economia circolare, ma anche la capacità di conoscere e rappresentare il tessuto economico e produttivo - soprattutto quello delle piccole e medie imprese - siano essenziali per garantire un futuro di sviluppo sostenibile e crescita economica e sociale.

In pratica, quindi, un’integrazione su alcune priorità locali alle proposte avanzate a livello nazionale dalla Confederazione.

Il primo punto è stato dedicato al tema, complesso e sfaccettato, di Porto, territorio e infrastrutture.

Confartigianato ha sempre sostenuto tutte le politiche attente alle connessioni e alle infrastrutture necessarie al trasporto ed alla movimentazione di merci e persone. Dalla realizzazione del nuovo hub portuale, che contempla anche lo sviluppo di strade e ferrovia a supporto della circolazione delle merci, alla proposta di un nuovo, moderno e veloce collegamento viario di Ravenna con il centro Italia e con il nord est per superare l’inadeguatezza dell’E45 e della Romea, ormai totalmente inadeguate rispetto agli attuali flussi di traffico. Parlare di collegamenti significa essere consapevoli della ricchezza che genera una circolazione efficiente di persone e merci, del valore aggiunto per il territorio e del contributo indiscutibile alla crescita del Pil locale: l’accessibilità è garanzia di crescita.
È infatti indiscutibile che un sistema infrastrutturale e logistico efficiente produca ricchezza per il territorio, valorizzazione delle aree, crescita occupazionale, visibilità, impatto ambientale ridotto, migliore sicurezza stradale. Ecco perché occorre operare per ridurre tutte quelle inefficienze che generano danni e costi sociali non accettabili: noi crediamo che il territorio della Provincia di Ravenna e le sue aree produttive debbano svilupparsi secondo modelli di fruizione efficiente e, con concretezza, nel rispetto della sostenibilità ambientale, come evidenziato nel Libro bianco sulle priorità infrastrutturali dell’Emilia Romagna realizzato da Uniontrasporti (le tabelle sono inserite nella versione integrale del documento, in PDF qui sotto).
Una volta insediato il nuovo Governo è prioritario che venga accolto il progetto messo in campo dalla Regione Emilia Romagna, di realizzare quella Zona Logistica Semplificata che nella sua attuale stesura prevede, per il territorio della nostra provincia e per il Porto di Ravenna, delle importanti aree di espansione logistico - produttiva. Difatti su 28 Comuni interessati 6 sono della nostra provincia e più precisamente Bagnacavallo, Conselice, Cotignola, Faenza, Lugo e Ravenna.
Se a questo si aggiungono i lavori appaltati per l’approfondimento del Canale Candiano e la prossima realizzazione della stazione marittima nel terminal crociere, che permetterà di imbarcare e sbarcare crocieristi che partono o arrivano da Ravenna con indubbie e consistenti ricadute economiche per il settore commerciale e turistico della nostra città, è ovvio che per Confartigianato diventa prioritario definire tutte quelle strategie che facciano diventare concretamente il Porto di Ravenna il porto della nostra Regione, non solo ‘per definizione’ come lo è stato fino ad oggi. Non a caso, la Zona Logistica Semplificata prevede tra le altre cose l’opportunità di creare la Zona Franca Interclusa nel porto di Ravenna, che permette di beneficiare dell’esenzione di Iva e dazi per merci importate in Italia da Paesi non UE, favorendo lo stoccaggio delle merci che potranno essere conservate dall’importatore per un tempo illimitato prima di essere reimmesse sul mercato, stimolando così il fenomeno del ri-export, attirando imprese con queste esigenze.
Ecco perchè, a fronte di questi scenari, e se vi sarà la volontà politica di svilupparli, dovranno inevitabilmente essere fatte delle scelte evidenziate nel già citato Libro bianco sulle priorità infrastrutturali dell’Emilia Romagna tra cui:
• la realizzazione del progetto della cosiddetta “mini E55”, definito dalla Regione Emilia Romagna per creare un collegamento a nord attraverso l’adeguamento e messa in sicurezza della SS16 che colleghi velocemente Ravenna con Ferrara e Venezia
• Il raddoppio della linea ferroviaria Castel Bolognese – Ravenna, per un più veloce collegamento via ferro, utile non solo per il trasporto delle merci, ma anche ai flussi turistici.

Oil & gas
Il documento che Confartigianato presenta ai candidati alle elezioni 2022, parte dal presupposto che lo sviluppo economico deve essere sempre compatibile con la salvaguardia dell’ambiente, per favorire l’equità sociale e tutelare i diritti delle future generazioni. Si tratta di temi di altissimo valore etico che trovano la loro consacrazione nell’accordo sul clima adottato dalla conferenza di Parigi del 2015 ed entrato in vigore nel novembre 2016. L’obiettivo è dunque quello di evitare pericolosi e irreversibili cambiamenti climatici, che peraltro si stanno già manifestando in tutta la loro potenza, attraverso la riduzione in maniera significativa delle emissioni nocive e applicando le migliori conoscenze scientifiche via via disponibili, in un contesto di collaborazione e cooperazione internazionale. Solo così sarà possibile progressivamente raggiungere, a metà di questo secolo, un punto di equilibrio tra emissioni e assorbimenti.
Questo processo, tanto vitale quanto complesso, andrebbe pianificato attraverso l’adozione di un Piano energetico nazionale articolato e fondato su rigorosi principi scientifici per la gestione della cosiddetta transizione energetica: il passaggio cioè dall’utilizzo di fonti non rinnovabili (combustibili fossili), all’uso di energie rinnovabili (solare, eolica, idrica, geotermica, mareomotrice e da biomasse), all’adozione di tecniche di risparmio ed efficientamento.
Confartigianato è stata e sarà contraria a provvedimenti che di fatto impongono la sospensione dei permessi di prospezione, ricerca ed estrazione di gas naturale, senza che vi sia una concreta programmazione sul piano energetico a livello nazionale. Sperando che si superi in tempi rapidi l’attuale grave situazione internazionale, è quindi prioritario estrarre gas dall’Adriatico, limitando la dipendenza da altri Paesi, sia per limitare maggiori costi per il sistema produttivo e per le famiglie, sia per evitare la perdita di professionalità uniche al mondo e di migliaia di posti di lavoro.
Il principale distretto italiano dell’energia, quello di Ravenna, espressione di un’industria tra le più avanzate in tutto il mondo che produce ricchezza per il territorio, occupazione e innovazione tecnologica nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale, va salvaguardato.

Economia circolare e la Tassa e Tariffa rifiuti (TARI)
Ogni anno nell’Unione Europea si produce un totale di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti, di cui quasi la metà è smaltita nelle discariche. L’economia lineare, che si affida esclusivamente allo sfruttamento delle risorse, non è più un’opzione praticabile. La transizione verso un’economia circolare sposta l’attenzione sul riutilizzare, aggiustare, rinnovare e riciclare i materiali e i prodotti esistenti.
Quel che normalmente si considerava come ‘rifiuto’ può essere trasformato in una risorsa. Si comprende al meglio l’economia circolare osservando i sistemi viventi naturali, che funzionano in modo ottimale perché ognuno dei loro elementi si inserisce bene nel complesso. I prodotti sono progettati appositamente per inserirsi nei cicli dei materiali: di conseguenza, questi formano un flusso che mantiene il valore aggiunto il più a lungo possibile.
La transizione verso un’economia circolare richiede la partecipazione e l’impegno di diversi gruppi di persone. Il ruolo dei decisori politici è offrire alle imprese condizioni strutturali, prevedibilità e fiducia, valorizzare il ruolo dei consumatori e definire come i cittadini possano beneficiare dei vantaggi dei cambiamenti in corso. Il mondo delle imprese può riprogettare completamente le catene di fornitura, mirando all’efficienza nell’impiego delle risorse e alla circolarità.
Incentivare le imprese ad un maggiore utilizzo delle dinamiche proprie dell’Economia Circolare significa anche avere una legislazione che aiuti le aziende, cosa che purtroppo oggi non abbiamo.
Registriamo infatti uno stato di confusione proprio dell’attuale normativa dei rifiuti che complica la vita delle imprese nell’implementare i circuiti virtuosi propri dell’economia circolare.
Un esempio su tutti riguarda gli scarti della manutenzione del verde (potature e sfalci) che se fatta su aree pubbliche è considerato rifiuto urbano, se fatta da una impresa su area privata è invece rifiuto speciale con tutte le complicanze burocratiche che questo comporta, prima fra tutte la non possibilità di conferimento presso le Eco Aree.
Nonostante le circolari del Ministero della Transizione ecologica, contro interpretate dall’ANCI e quindi non recepite dai Comuni, si continua poi a perpetrare nel diabolico assioma che vede le imprese artigiane che producono rifiuti speciali, obbligate sia pagare per il loro smaltimento, sia a pagare la tassa/tariffa rifiuti comunale. Inoltre, pur non potendo avvalersi del servizio pubblico perché i loro rifiuti sono speciali, si trovano nella impossibilità di avere gli incentivi per l’avvio al recupero di quest’ultimi, previsti solo per chi ha rifiuti urbani riciclabili. È comprensibile a tutti che questo non aiuta l’adozione da parte del sistema della piccola e media impresa di azioni proprie dell’Economia Circolare, e che siano necessarie le opportune e urgenti modifiche normative.


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