PIADINA ROMAGNOLA: I CHIOSCHI SONO AZIENDE ARTIGIANE CHE DEVONO POTER CRESCERE

News / Associazioni di mestiere - giovedì 19 giu 2014 | A cura dell'Ufficio Stampa


Con un comunicato stampa diramato oggi agli Organi di Informazione, Confartigianato e Cna hanno voluto fare il punto sulla loro pluriennale azione di tutela e rappresentanza.
 
Gli imprenditori titolari di chioschi produzione e vendita di piadina romagnola meritano più rispetto, attenzione e comprensione, sulle problematicità e sulle aspirazioni di questo importante pezzo di economia del nostro territorio. Confartigianato e CNA ribadiscono che i chioschi di piadina romagnola sono attività artigiane al 100% e come tali sono sempre state rappresentante dalle associazioni di categoria dell’artigianato.
 
La valorizzazione del chiosco di produzione e vendita di piadina romagnola passa dalla possibilità di questa attività di fare e sviluppare liberamente il proprio lavoro. Cna e Confartigianato, da sempre, sono al loro fianco per far valere le ragioni dei chioschi come attività economica e non, come sostiene qualcuno, in quanto “mestieri da tutelare come pezzi da museo”.
 
Periodicamente varie associazioni di categoria, tra cui quelle del Commercio, si ergono paladine di una categoria che nei fatti concreti non hanno mai tutelato. Stiamo ai fatti: i chioschi di produzione e vendita di piadina romagnola, solo grazie all'impegno di Confartigianato e Cna hanno potuto avere la possibilità di vendita delle bibite, di avere il consumo sul posto e cioè l’opportunità del cliente di trovare uno spazio attrezzato (sedie e tavolini) dove poter consumare il prodotto acquistato, di poter vedere ampliato il chiosco con metrature più consone e di poter vedere ampliata la gamma di prodotto da offrire alla clientela
 
La nostra azione di tutela è stata contrastata proprio da chi oggi si erge a paladino della categoria. Come la Confcommercio di Ravenna che per prima ha impugnato al TAR l’attuale regolamento di Ravenna che concede le sedute sul posto
 
Da parte sua Confesercenti che, rispetto al recente regolamento comunale dei chioschi di piadina di Cervia, ha espresso la propria opinione sulle pagine di un quotidiano locale che qui di seguito riportiamo: “...l’aver concesso ancora più spazio con un ulteriore espansione dei manufatti costituisce ancora una volta un ulteriore segnale di privilegio a una categoria che francamente non ne aveva bisogno. Bastava procedere con i controlli e far eliminare quello che non era regolare, invece si è ulteriormente aggiunto e favorito la categoria (dei chioschi - ndr) che con questa nuova espansione costituirà un elemento di concorrenza per bar e ristoranti...”
 
D'altronde già nell’ottobre del 2007 Confesercenti sosteneva questa posizione a Ravenna sulla questione del consumo sul posto: “...la nostra proposta è di limitare al massimo ad un terzo della superficie di vendita del negozio l’area dedicata al consumo sul posto...“. 
Considerate le dimensioni dei chioschi di fatto non sarebbe possibile il consumo sul posto. 
 
La tutela dei chioschi come impresa, non si fa sostenendo tesi superate sulla questione della tutela del prodotto e scagliandosi contro il marchio IGP della Piadina Romagnola, che ricordiamo essere, a nostro avviso, un’opportunità, ma una procedura assolutamente facoltativa. E’ chiaro ed evidente a molti che la posizione, espressa da Confesercenti, ha come fine altri obbiettivi. 
 
Nel frattempo Cna e Confartigianato continueranno nella loro opera di tutela dei titolari dei chioschi, del chiosco e del loro prodotto ad esempio sostenendo il diritto delle sedute contro il ricorso presentato dalla Confcommercio di Ravenna e continueranno con una posizione di promozione di un marchio che, se non viene tutelato, rimane alla portata di produttori insediati fuori dalla Romagna e spesso pure fuori dall’Italia.
 
Altra questione meritevole di nota è l’azione svolta da Confartigianato e Cna sulla complessa vicenda Bolkestein. Nei mesi scorsi le associazioni dell’artigianato, assieme all’Amministrazione Comunale di Cervia, hanno incontrato la Regione Emilia Romagna per comprenderne la reale applicabilità e per definire un programma che preveda, in primis, lo spostamento delle scadenze delle concessioni di occupazione di suolo pubblico e sollecitando interventi della Conferenza Stato Regioni che vadano a tutelare la professionalità dei titolari dei chioschi di piadina romagnola.
 
La Piadina Romagnola senza marchio IGP rimarrebbe uno dei pochi prodotti dell’eccellenza romagnola e italiana privo di tutela identitaria e territoriale (ricordiamo che in Italia sono oltre 400 i prodotti tutelati IGP). E cosi non può essere.
 
Una maggiore consapevolezza e conoscenza dei prodotti a denominazione di origine consente, sia di avere certezza rispetto a quanto si acquista, sia di premiare e valorizzare gli sforzi compiuti dalle piccole e medie imprese impegnate in questo comparto a trasmettere l’insieme di valori culturali, sociali di cui si fanno portatori grazie al loro lavoro quotidiano.
Nel caso specifico della Piadina Romagnola IGP, il presunto conflitto evocato da alcune associazioni di categoria tra produttori artigianali dotati di laboratorio (quelli che vengono chiamati impropriamente “industriali”) e i chioschi della Piadina non esiste. Cna e Confartigianato della Provincia di Ravenna vogliono una tutela a garanzia che solo in Romagna ci possa essere la vera Piadina Romagnola.
 
In un mondo globalizzato e altamente competitivo alcuni soggetti vogliono penalizzare le ricadute economiche positive che dall’ottenimento di questo marchio deriverebbero in termini di fatturato e in termini di posti di lavoro. “Falso è che nel disciplinare non si tenga conto delle ragioni dei chioschi, anzi vengono valorizzate le loro specificità proprio distinguendoli con la dicitura Piadina Romagnola IGP lavorazione tradizionale manuale” afferma Stefano Venturi, responsabile Confartigianato Alimentazione Ravenna. “Ogni chiosco può decidere anche di mantenere insieme alla Piadina Romagnola IGP, come da disciplinare anche la propria piadina con ricetta particolare “segreta” .Non da ultimo la Piadina Romagnola IGP non può contenere alcun tipo di conservante.”
 
“Il ricorso presentato da una impresa di Modena, e sostenuto a gran cassa in questi giorni da Confesercenti e altri soggetti che non sono titolati a rappresentare esclusivamente i chioschi della Piadina Romagnola, va nella direzione di sostenere le ragioni di chi vuole produrre la Piadina Romagnola fuori dalla Romagna, fuori dall’Italia e fuori dal disciplinare. Non certo a sostenere le ragioni dei chioschi. Ogni territorio in Italia e in Europa fa di tutto per promuovere e tutelare i suoi prodotti di punta e suoi marchi, ci suona strano che una ditta emiliana voglia precludere questa possibilità alla ROMAGNA sul suo prodotto di punta e con la complicità di associazioni romagnole. Proviamo a pensare il contrario, ossia provi qualche azienda romagnola a produrre il prosciutto di Parma o il Parmigiano Reggiano (marchi tutelati), sarebbe immediatamente sanzionata!!” sottolinea Jimmy Valentini responsabile di CNA Alimentare Ravenna.

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