SALVARE LE IMPRESE E' SALVARE IL FUTURO DEL NOSTRO PAESE

News / Varie - lunedì 28 gen 2013 | A cura dell'Ufficio Stampa


Si è svolta questa mattina, lunedì 28 gennaio 2013, presso un’affollata Sala Cavalcoli della Camera di Commercio di Ravenna l’iniziativa locale della Giornata di Mobilitazione Nazionale organizzata da Rete Imprese Italia, il soggetto di rappresentanza unitario del mondo delle pmi e dell'impresa diffusa promosso da Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e Cna.
Presenti i Presidenti provinciali di Confcommercio Graziano Parenti, di Confartigianato Riccardo Caroli, di Confesercenti Roberto Manzoni, di Cna Mauro Cassani.


La mobiltazione ha inteso far sentire la voce delle imprese e invitare la politica a fare una riflessione vera, nuova, moderna sul ruolo che le imprese possono avere per la ripartenza della nostra economia.
La Giornata di Mobilitazione è stata aperta in tutta Italia dall'intervento del presidente di Confcommercio e numero uno di turno di Rete Imprese Italia, Carlo Sangalli, in diretta da Roma.
Successivamente il Presidente provinciale Cna Mauro Cassani ha letto la relazione congiunta delle quattro Associazioni di categoria Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti e Cna. 


Questo il testo della relazione:

Tutti gli indicatori economici confermano la profondità e la drammaticità della crisi che sta attraversando il nostro paese.
Una crisi che non fa sconti e che continua a colpire tutti i territori e tutti i settori.
Artigianato, commercio, servizi e più in generale tutto il segmento dell’ impresa diffusa, che vivono prevalentemente di domanda interna, sono i settori più colpiti.
Non è un caso che nel 2012 in Italia ha chiuso una impresa al minuto!
Un dato terribile che deve farci riflettere attentamente.
Perché le imprese che noi rappresentiamo sono il luogo dove si crea ricchezza e nuova occupazione anche in tempi di crisi, quindi se questo luogo si indebolisce drasticamente, contemporaneamente vengono meno le concrete prospettive di crescita del Paese.
Se, come Rete Imprese Italia, abbiamo apprezzato l’operato del governo Monti quando ha messo in sicurezza i conti pubblici consentendo all’Italia di recuperare fiducia e credibilità a livello internazionale, siamo invece stati critici quando abbiamo fatto i conti sui prezzi da pagare:
• impennata della pressione fiscale,
• pesanti effetti recessivi,
• reddito procapite delle famiglie che è tornato ai livelli di 27 anni fa, cioè al 1986.
E’ evidente che con una pressione fiscale oltre al 56% degli utili delle aziende, una burocrazia che richiede ad ogni impresa 120 adempimenti fiscali e amministrativi all’anno e un sistema del credito che solo nell’ultimo anno ha ridotto di 32 miliardi l’erogazione di finanziamenti alle aziende, il nostro sistema imprenditoriale continua a rimanere sull’orlo del baratro.
Tornare a crescere. Questo è l’obiettivo prioritario!
Tenendo insieme dinamicità dell’export e tonicità della domanda interna, conciliando politica industriale con politiche per l’artigianato e per i servizi.
Questo è il messaggio che rivolgiamo oggi alla politica: ripartire dalle imprese legate al territorio, da quel tessuto produttivo che non si rassegna, che si è messo in discussione e ha saputo innovare.
L’Italia ha persone e imprese straordinarie per tornare a crescere, ma serve un governo capace ed autorevole che condivida fortemente questo obiettivo e che voglia realizzarlo velocemente perché il tempo ormai è scaduto.
Rete Imprese Italia chiede, quindi, di aprire una nuova stagione di dialogo che metta al centro delle politiche economiche della prossima legislatura le istanze dell’artigianato, del commercio e della piccola impresa.
Riteniamo importante che le Associazioni di impresa incalzino la politica con le loro proposte in un momento cruciale per la vita del Paese.
Ma stupisce che, la scorsa settimana, Confindustria abbia indicato come priorità per finanziare le sue proposte l’aumento dell’Iva.
Stupisce perché, nel documento congiunto dei mesi scorsi siglato con Rete Imprese Italia su questa misura del Governo prevista per luglio 2013, tutte le organizzazioni d’impresa avevano espresso una posizione comune e contraria, compresa Confindustria, motivata dal fatto che una domanda per consumi e investimenti desolatamente ferma da anni non poteva essere ulteriormente penalizzata.
E’ quindi evidente che Rete Imprese Italia sottolinea la sua netta contrarietà a questa proposta.
Siamo fortemente convinti che il confronto con le forze politiche e con il Governo che verrà dovrà essere improntato su un ragionamento di fondo che riguarda l’integrazione del rigore con la crescita, l’equità e la coesione sociale.
Senza dimenticare che, se vogliamo far riprendere gli investimenti sul territorio, occorre un allentamento dei vincoli del patto di stabilità per gli Enti Locali virtuosi.
Oltre alla questione legata alle grandi e strategiche infrastrutture territoriali (in primis Porto ed E55) rimane infatti aperta la questione collegata ai piccoli investimenti locali che da sempre hanno rappresentato un importate volano per lo sviluppo del territorio e in particolare del segmento della piccola impresa.
Senza una revisione del patto di stabilità è impossibile pensare ad una loro ripresa.
Serve, infine, un rinnovato senso di responsabilità che chiama in causa in primis politica e istituzioni, ma anche il ruolo delle rappresentanze sociali ed economiche per affrontare e risolvere tre grandi problemi: fisco, credito e burocrazia, che per tante imprese sono stati la causa della chiusura dell’attività.
Abbiamo già ricordato quanto è diventato pesante il prelievo fiscale oggi nel nostro Paese e rispetto a questo dato purtroppo dobbiamo registrare quanto sia stato pesante l’ incremento della pressione fiscale locale.
Pertanto oggi chiediamo ai Comuni del nostro territorio di avviare un reale e costruttivo confronto con le rappresentanze del mondo dell’impresa affinché le politiche sulla fiscalità locale e più in generale quelle delle tariffe dei servizi locali, siano il principale tema da affrontare nella predisposizione dei prossimi bilanci comunali.
Questa nostra richiesta assume oggi una maggiore rilevanza in considerazione del fatto che i Comuni della provincia di Ravenna dovranno determinare le regole e le tariffe per l’applicazione della TARES, la nuova tassa che ricomprenderà, oltre la tariffa rifiuti, i cosiddetti servizi indivisibili (sicurezza, gestione delle strade e illuminazione).
Una nuova tassa che ci preoccupa molto per l’eccessivo onere che avrà nei confronti dell’impresa.
Da una prima stima, se le Amministrazioni Comunali non apporteranno i correttivi regolamentari di propria competenza, le imprese del nostro territorio registreranno aumenti medi oltre il 30%.
A ciò dobbiamo sommare la negazione delle risorse della Provincia ai Confidi per effetto della spendig review e il blocco, gravissimo, della "piccola mobilità", ovvero della possibilità di iscriversi nella speciale lista da parte dei lavoratori licenziati "per giustificato motivo oggettivo" e alla ‘colpevole assenza’ per il 2013 di finanziamenti per garantire gli incentivi contributivi per le assunzioni di chi ha perso il lavoro.
In un momento così pesante per l’economia, dove nelle cosiddette fasce deboli sono entrate moltissime imprese e piccoli imprenditori, i poteri decisionali sulle tariffe e sulle imposte in capo agli Enti Locali, devono essere valutati attentamente ricercando sempre di più un’applicazione la più equilibrata ed equa possibile.
Per questo motivo le Associazioni aderenti a Rete Imprese Italia  ritengono che sia arrivato il momento che i Comuni avviino una “programmazione” pluriennale del prelievo fiscale locale che ricerchi maggiore equilibrio tra i vari tributi.
L’obiettivo comune riteniamo debba essere quello di un reale contenimento della pressione fiscale da realizzare anche andando a rivedere, se necessario, in modo strutturale la spesa corrente.
La pressione fiscale per il sistema delle imprese ha già superato ogni limite, occorre pertanto individuare soluzioni a questo problema che, unitamente a credito e burocrazia, ha rappresentato una delle cause principali per la chiusura dell’attività di tante aziende.
I dati del Registro Imprese della nostra Provincia confermano purtroppo questa nostra ultima affermazione.
Il 2012, infatti, sarà ricordato come uno degli anni più difficili anche in riferimento alla tenuta imprenditoriale e alla tenuta occupazionale.
A fine settembre già 300 aziende mancavano all’appello, con le cancellazioni di fine anno il dato è destinato a peggiorare ulteriormente. In termini occupazionali, riscontriamo un ricorso agli ammortizzatori sociali molto diffuso.
I settori più colpiti? Artigianato e Commercio.
Ad ulteriore riprova che questa crisi che non sta risparmiando nessuno, sta colpendo però prevalentemente il segmento dell’impresa diffusa.
Le aziende sono state messe sull'orlo del baratro. Per tale motivo CNA, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti non faranno sconti a nessuno.

 


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